Finita la Messa sono intervenuti i
rappresentanti delle autorità politiche e civili per dare il loro contributo
alla ricostruzione degli eventi che hanno contraddistinto il periodo relativo
alla Seconda guerra mondiale, sottolineando come questa sia stata costellata di
stragi e rappresaglie, come quella di Pratolungo. Alcuni bambini di scuola
primaria provenienti dai vari istituti scolastici di Velletri hanno letto
poesie, brani estrapolati dai libri contenenti i ricordi del periodo storico
riconducibile all'eccidio.
Ci siamo recati poi alla stele sulla
strada (che ricorda i Martiri trucidati giù al fosso), dove le autorità hanno
deposto una corona di alloro e un cuscino di fiori in loro onore.
Successivamente siamo andati giù al fosso. In questo luogo reso sacro dal
sacrificio di vittime innocenti, il Presidente del Comitato Martiri di
Pratolungo, Walter Fabiani, è intervenuto salutando tutti gli astanti,
soddisfatto di aver visto presente quest'anno alla commemorazione un'ampia
rappresentanza di giovani e bambini delle scuole del territorio.
Dopo aver osservato, dietro suo invito,
un minuto di silenzio, con fare composto abbiamo fatto ritorno a scuola,
coscienti di avere preso parte ad un evento che contribuirà non poco a maturare
in noi la coscienza civica e il senso di appartenenza alla nostra comunità; che
ci imporrà di continuare a ricordare per non dimenticare gli errori del
passato. Sempre, anche quando saremo NOI gli uomini chiamati a testimoniare-
sia pure ormai indirettamente- gli eventi tremendi che hanno improntato di sé
il XX secolo, le cui cause (fuoco che cova sotto la cenere) sono pronte a
riemergere come fantasmi dal passato e a materializzarsi assumendo di nuovo la
veste dell'emarginazione, discriminazione, pregiudizio, odio razziale,
intolleranza religiosa, volontà di dominio, interessi economici precostituiti,
incapacità di dialogo pacifico.
Papa Francesco ha detto che se la pace è
difficile da perseguire, la guerra è un tormento. Per questo ha sollecitato più
volte un incontro tra i rappresentanti degli stati di tutto il
mondo-soprattutto quelli con maggiori conflittualità al loro interno- al fine
di ricomporre o comunque appianare le controversie, usando gli strumenti della
diplomazia e non della guerra. Sì, perché senza dialogo pacifico tra le parti,
l'equilibrio del presente è costantemente minacciato e impedito il progetto per
una costruzione del futuro all'insegna di un clima di distensione, tolleranza ,
convivenza nel rispetto della dignità di
ciascun uomo.
I e II B
BELLARDINI
BELLARDINI
Nessun commento:
Posta un commento