giovedì 5 febbraio 2015

LA LIBERTÀ NEGATA: TESTIMONIANZA DI UN SOPRAVVISSUTO

Il 28 Gennaio, nei locali della Scuola “ Don Giuseppe Caselli”, si è svolto un incontro-intervista che ha avuto come protagonista ed in interlocutore il signor Sisto Gasparotto, reduce dalla prigionia nei lager tedeschi durante la II^ Guerra Mondiale. Dopo un breve preambolo, egli ha dapprima raccontato la sua storia di immigrante nella Provincia Pontina, dei suoi ricordi infantili, dell' idillio della campagna ai tempi della sua fanciullezza nonostante le estreme difficoltà, ha vivamente descritto le usanze delle comunità rurali di allora e della sua relativa spensieratezza... Ha, invece, poi raccontato ciò che mai nessun uomo vorrebbe succedesse:  fu prelevato, a diciotto anni e mezzo, dai tedeschi, strappato via dalla vita quotidiana e dalla libertà, per essere portato con la prepotenza e la  forza nei famigerati  “campi di lavoro” nazional-socialisti. Fu l' inizio di una fine: una persona strappata con le percosse alle sue abitudini, rinchiusa  in carri ferroviari per il bestiame, costretta a nutrirsi con cibi rivoltanti, a lavorare oltre i limiti delle sue umane possibilità, testimone impotente di cose orripilanti... Ormai la sua dignità  era stata annullata, assieme a quella di moltissimi altri. Il signor Sisto coltivava l' ultima briciola di speranza mangiando un pezzetto di pane ammuffito. Il resto è noto: abomini verso uomini, donne e bambini sino alla loro barbara soppressione, la relizzazione dell' homo homini lupus. Il signor Gasparotto, per noi diventato “Nonno Sisto”, è riuscito a sopravvivere: ma, da uomo di forte tempra che era, ora pesava  solamente 38 Kg... Il suo ricordo si e volto verso tutti quelli che non ce l' hanno fatta. Tutto il suo racconto è scaturito in parte spontaneamente ed è stato poi alimentato dalle domande dei bambini di Scuola Primaria  e Secondaria di I° Grado, nonché dai genitori degli alunni. Ė intervenuta infine la Preside, dott.ssa Patrizia Pochesci sottolineando che si deve, innazitutto, il rispetto al coraggio di testimoniare e non alla sofferenza, a quel coraggio di raccontare ciò che non deve più succedere, ed ella stessa ha posto una domanda al testimone. Gli ha chiesto come si sia sentito ad essere chiamati non per nome ma, per numero: egli ha risposto che il suo nome era diventato 14663... Quando si viene identificati come numero è come se non si esistesse più, è come se non si fosse più nessuno. Grazie “Nonno Sisto” per il coraggio di ricordare e raccontare ciò che noi non vorremmo neanche immaginare.

Giovanni Pinna

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